Cosa davvero vorrei fare?

Un giovane conoscente mi ha raccontato pochi giorni addietro:

“Qualche giorno fa, non appena dopo la terminazione del mio contratto di lavoro, camminando e fantasticando sulla mia prossima e imminente nuova avventura professionale, mi sono chiesto: ma se da oggi, d’un tratto, fossi nella condizione di potere vivere agiatamente di rendita, senza la necessità di procacciarmi un reddito lavorando (vendendo il mio tempo ed i miei servizi) – e quante volte lo ho desiderato ed addotto a scusa per non avere il tempo di fare questo o quell’altro – cosa vorrei fare? E cosa saprei fare? Cosa sceglierei? Da dove inizierei? E dove vorrei arrivare? Mi sono immedesimato in questa immaginazione… ed in pochi minuti mi ha assalito un’ansia fredda, umiliante. Triste. Mi sono sentito disarmato, disorientato, senza risorse. Non avrei saputo da dove cominciare: individuare una possibile strada su cui avviarsi sarebbe già per sé stata un’impresa.”

Questo è purtroppo vero per molti, troppi di noi, che presi dalle incombenze quotidiane e dalla routine lavorativa o scolastica, tralasciamo con troppa leggerezza lo sviluppo e la cura delle inclinazioni recondite, delle nostre passioni. Cosa siamo o ci sentiamo chiamati a fare nella vita? Cos’è ciò per cui siamo nati?  Qual è la nostra ghianda, come la chiama lo psicoanalista americano James Hillman? Tutti la abbiamo, ma spesso non ce ne rendiamo conto, o semplicemente non la sappiamo individuare e non abbiamo nessuno che ci aiuti, ci guidi, ci istruisca. L’educazione che riceviamo da bambini è spesso mutilata di insegnamenti cruciali come questo. Ogni ghianda può (e dovrebbe) diventare una quercia. Molte, però, restano ghiande e non si sviluppano oltre. Una volta adulti, siamo solo noi i giardinieri responsabili della crescita, o della morte, della nostra ghianda. Curala, annaffiala, crescila con dedizione. Solo così potrai un giorno goderne la possenza ed avvalerti, nelle avversità della vita, del riparo delle sue forti fronde. Altrimenti, quando arriveranno, e prima o poi arriveranno, non avrai riparo e resterai nudo, esposto alle tempeste ed alla siccità, al freddo o alla calura.

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